All'atto della sua nascita, nel marzo 1997, Telecom Italia Net
(www.tin.it), con circa 45.000 abbonati, rappresentava non più
del 36% del mercato. Alla fine del 1997 gli abbonati erano cresciuti
a circa 130.000, pari al 49% di quota di mercato. Oggi come oggi,
con 213.000 utenti, la quota di mercato di Tin è salita
oltre il 55%. Se poi si restringe lo sguardo al periodo che va
da gennaio '98 ad aprile '98, la crescita del numero di utenti
ha visto 87.000 nuovi abbonati al mese, di cui circa 67.000 di
Tin e 20.000 di tutti gli altri provider. La quota di mercato
sui nuovi abbonati di Tin, quindi, è del 75%. Non male
per una società che nel 1997 ha registrato una perdita
di 92 miliardi. Viene il sospetto che a finanziare tutto siano
in realtà gli abbonati telefonici di Telecom Italia.
Al secondo posto, dietro Tin, si trova Italia On Line (www.iol.it),
che all'inizio dell'anno non andava oltre al 20%. Alla stessa
data seguiva, nettamente distanziato, un gruppo di provider sotto
il 10%. Tutte quote che adesso stanno diminuendo sensibilmente.
Di seguito un elenco, con i rispettivi indirizzi Internet, dove
si possono trovare tutte le informazioni sulle loro offerte commerciali.
Nell'elenco non è incluso un gruppo di provider nettamente
specializzato sulla fascia aziendale del mercato: Itnet (www.it.net),
Inrete (www.inrete.it), Intesa (www.intesa.it), Inet (www.inet.it).
Agorà: www.agora.it
Cineca: www.cineca.it
Flashnet: www.flashnet.it
Galactica: www.galactica.it
Mc Link: www.mclink.it
La quota residua del mercato è frammentata tra tanti tra
i tanti provider più piccoli, di cui non possiamo per ragioni
di spazio rendere conto in questa sede.
Buona parte dei provider non-Tin italiani fa parte dell'Associazione
Italiana Internet Provider (Aiip, www.aiip.it), che quindi è
direttamente interessata a quanto sta accadendo tra Tin e i suoi
abbonati. Intervistato dal Corriere della Sera il 6 aprile, ormai
nota la posizione ufficiale di Tin riguardo alla protesta, Marco
Barbuti, presidente dell'Aiip e amministratore delegato di Italia
On Line, riconosce che il problema non è solo che ogni
anno gli utenti raddoppiano, ma che il traffico di rete aumenta
in maniera più che proporzionale. Infatti "gli utenti
si collegano sempre più spesso e sempre più a lungo,
per almeno 15 o 20 minuti ogni sessione, scaricando file sempre
più pesanti.
Non è facile tener dietro a questa progressione".
Tuttavia, aggiunge, il problema della qualità dei servizi
Internet nel nostro Paese è più profondo: "In
Italia si registrano prezzi per l'abbonamento annuale a Internet
per gli utenti residenziali molto bassi, circa 200-250.000 lire,
contro le circa 400.000 degli Stati Uniti, che pure sono un mercato
molto più grande e competitivo. In Italia, però,
gli operatori pagano (a Telecom Italia, ndr) prezzi per le linee
dedicate (l'infrastruttura base per fornire accesso a Internet)
più alti che in tutti i Paesi europei, per non parlare
degli Usa, dove possono essere inferiori anche di otto volte.
In queste condizioni i provider lavorano tutti in perdita e la
qualità del servizio ne soffre".
Un esempio di come in Italia il mercato lavori a favore del più
forte, aggiungiamo noi, sono gli sconti sulle tariffe delle linee
dedicate interurbane a 2 Mbps in vigore da gennaio sulla base
di un pacchetto concordato tra il ministero delle Poste e Telecomunicazioni
e i vari operatori del mercato. Gli sconti, che vanno dal 35%
al 60% e non si applicano alle connessioni tra due diversi organismi
(per esempio un Internet provider con un suo fornitore di connettività
Internet), crescono in funzione della spesa del provider in linee
da 2 Mbps in su. Insomma, piove sul bagnato, con il risultato,
stabilito ora anche "per legge", che i provider con
posizione dominante (Tin, sul fronte residenziale) hanno uno sconto
del 60%, mentre tutti gli altri lo hanno del 45% (quando va bene)
e del 35% (nella maggioranza dei casi). Un'analisi dell'Osservatorio
Reti della Città Invisibile è reperibile all'indirizzo
www.citinv.it/ossreti.
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